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lunedì 3 giugno 2013

una notte da leoni 3 aka the hangover part III: breve (ma intenZa) recensione

C'era l'alone di aspettativa intorno a questo terzo capitolo di the hangover; forse perchè il secondo non fu molto apprezzato, essendo considerato più una falsa copia rocambolesca di quell'inaspettato cult di comicità che era stato il primo, forse perchè la strategia promozionale metteva in risalto lo slogan "LA FINE DELLA TRILOGIA". Prima di passare al randello del mio giudizio critico, vediamo di dare  un sunto del film con la sinossi che invita alla visione del film:



Da Los Angeles a Tijuana in Messico e di nuovo a Las Vegas. Il capitolo conclusivo di Una notte da leoni racconta del rapimento di Doug da parte di un certo Marshall. Quest'ultimo è un criminale che ha un conto in sospeso con Leslie Chow e solo Phil, Stu e Alan possono riuscire nell'impresa di trovarlo e consegnarglielo per salvare la vita a Doug.



Molte saghe cinematografiche, partite con un film alla "Tanto per ride", sono finite per avere una serializzazione cinematografica che per alcuni è stata una discesa nell'oblio per critica e pubblico (un the blair witch/ BWII, la serie di Matrix, la iper prodotta saga dei pirati dei caraibi, la prima trilogia spidermaniana di Raimi...), per alcuni altri (veramente molto pochi) è  stato un filotto di successo (ma qui scomodiamo i pezzi da 90 delle trilogie classiche come il padrino o le saga a tavolino su licenza di qualche best seller) e altri ancora hanno avuto un sali e scendi noto come la "maledizione dei sequel e dei numeri pari", dove c'è un terzo film che riesce a ristabilire il buon nome della saga e accontentare il pubblico (Indiana Jones è l'esempio: primo bello, secondo mah, terzo figo e quarto... devo proprio esprimere un giudizio?)



Il primo film di Todd Philips fu una vera e piacevole sorpresa: una notte da leoni proponeva personaggi inverosimilmente divertenti (dal trio Alan, Phil e Stou ai personaggi di contorno come i poliziotti di Las Vegas, mr. Ciao, il Doug nero...), una narrazione ad intreccio che catturava l'attenzione fino alla fine dei titoli di coda e una serie di scene in cui il senso di smarrimento da parte dello spettatore che non sapeva cosa aspettarsi causava sano divertimento. Il secondo proponeva il medesimo canovaccio con pochissime variazioni sul tema, a parte il cambio di location, il modo in cui il wolfpack si ritrova in balia degli eventi è talmente troppo simile al primo che sembra che sceneggiatore e regista fossero a corto di idee. Ma per chiudere in bellezza Philips ha cambiato tutto: in meno di due ore propone una fabula in cui tutto è possibile al branco dei lupi per salvare Doug, rapito da un boss di Las Vegas mentre si recavano ad un centro riabilitativo in arizona per lasciarci Alan,si ritrovano a dover cercare Ciao (vero mattatore del film) tra Tijuana e Las Vegas e si scopre come Ciao avesse avuto quei soldi nel primo film e poi come li ha persi tutti a Bagkok nel secondo.
Durante la loro caccia all'uomo, i protagonista fanno nuove conoscenze (fondamentali per un Alan che oltre ad essere una mina vagante e pure in cerca di un posto al mondo dopo l'evento che lo colpisce all'inizio. E non sto parlando della giraffa) e rincontrano vecchie conoscenze come l'ex moglie per una notte di Stou e il cresciuto Carlos ad esempio. 




Per i fan del film è una piacevole autocelebrazione di una notte da leoni, con un escalation di gag divertenti e battute degne di essere citate... 



L'unico mio rammarico è che le scene in cui si poteva rivivere il senso di piacevole smarrimento e divertimento con l'humor nero sono state ampiamente sputtanate nei trailer, quindi vederle nel film ha avuto un effetto meno esilarante. Ma in tutto questo l'hangover, il dopo sbornio dove è finito? Nei titoli di coda, forse il momento in cui ho riso di più.

martedì 28 maggio 2013

Fast and Furious 6: la Rece del Blutarsky

Ci voleva. Altro che cinema impegnato, dai personaggi dalle mille mila sfaccettature e dalla trama criptica, dalle riletture del critico e dalle intenzioni diverse del regista... Botte da orbi, stunt e scene d'azione con il minimo sindacale in quanto a effetti visivi digitali, macchine veloci e uno script preso da una puntata di hazzard, un pò da un film anni '90 e un avvicendarsi di cose esagerate: questo è in sintesi Fast and Furious 6 col 20% di auto stile Mad Max e Gattiger.



niente auto modificate alla giapponese...


ma un paio di auto trampolino sono il nuovo must del furfante/asso del volante: in questa foto il villain Shaw compie una fuga col botto.

Partiamo con la trama: Il buono come il pane agente Interpol Hobbs (the Rock, sapete quello che quest'anno s'è visto in G.I Joe e in snitch...) porta la sua simpatia in Russia perchè un commando superpiù (lo stesso che alla fine del cinque vedeva tra le fila in una foto Letty, la ex creduta morta di Dom. Toretto, si lo so anche questo e beatiful) con le macchine fighe ma non troppo che sta mettendo a segno dei furti di materiale militare potenzialmente pericoloso; con un interrogatorio alla Poliziotto Cattivo- e no, ciccia, il poliziotto buono è in ferie, l'agente riesce a sapere che il gruppo guidato dal main villain di turno, l'ex SAS Owen Shaw, si trova a Londra per preparare un colpo gobbo.



Dato che il mite Hobbs sa che per combattere il fuoco bisogna usare il fuoco, meglio se sovralimentato col NOS, convince Dom. e Brian (esiliati nelle Canarie... hanno tipo tutti gli agi ma vorrebbero ritornare in America) a trovare Shaw facendo leva sulla rediviva Letty e sul fatto che se loro collaborano potranno tornare negli Stati Uniti senza quelle cosucce di accuse.



Tra un inseguimento, una scena in stile fast and furious con le corse clandestine, colpi di scena chiamati al citofono, sipareietti comici della premiata ditta Taj-Tayrese, e cambi di location tra Regno Unito e Spagna (con la pista di decollo per aerei più lunga al mondo), il film arriva con un ciccio colpo di scena finale che chiude un cerchio che aveva messo solo in disparte il terzo film della saga.



Questo film, è un tassello di kickassaggine pura che da un quadro più chiaro alla saga e spiana la strada per l'immediato futuro (qualora i risultati incoraggeranno la produzione a richiamare tutta la crew per la settima cavalcata); appurato il fatto che il tosto Dom, il tipo insopportabile ma che ci volete fare e così Brian siano insieme a Hobbs gli spaccaculi ufficiali del film, i personaggi di contorno non solo equilibrano con il comedy il film (spassoso la macchietta che hanno Ludacris e Roman Pierce) ma riescono a dare ancora più corpo all'universo dei film di F&F. E' estremamente esagerato, dalla nota scena del carrarmato al combattimento finale su un aereo con tanto di handicap match tra un villain e la coppia di pelati Diesel e The Rock, ma gli effetti visivi utilizzati e proposti nel film non annoiano, non fanno perculare la pellicola come succederebbe con un action di quart'ordine. E' il film da due ore da ridere e da commenti a voce alta, perchè e caciarone come lo spettatore spensierato, poche parti noiose e nonostante la trama che non lascia molte sorprese (apparte nel finale), non fa venire lo sbadiglio. Una chicca per i fan di The Rock: in questo film suda di meno.



NON TUTTI SANNO CHE:
Fast and Furious non era stato concepito per essere un franchise da box office: il primo era uno one shot che voleva prendere il contesto del tuning e delle corse clandestine come l'ambientazione di un point break da fine anni '90 (se non sai di che cosa sto parlando, randellati il costato e recupera il film). Il successo è stato tale non solo da influenzare tv, videogiochi e il mondo intero ma anche tale da investire e cambiare ad ogni  film, quella petecchia del secondo e re-start con lo spin off apparentemente fuori dalla storyline del terzo. Dal quarto fin qui, la Universal e il regista Justin Lin  hanno imbastito una storia capace di prendere tre-quattro film, a seconda degli incassi, e al momento questa cosa piace sia al pubblico sia agli attori 

lunedì 25 marzo 2013

Nerd cafè :Giocando a Metal Gear Risng Revengeance

Per una serie di fortunati eventi (non saprei, metti le forze del caos con i moti dei pianeti e una discreta scelta dei tempi), mi sono comprato metal gear rising revegeance e Dmc. Non guardatemi così, tanto lo avrei fatto...
Dopo una settimana di gioco non molto aggressivo, tipo un paio di orette tra un walking dead, una diretta in webradio, una serata castle in streaming, oltre a finirlo ho la possibilità di dirvi come è questo gioco.

Cosa mi ha garbato:
Questo gioco trasuda arcade anni'90 e azione esagerata fin dalla prima missione. Per questo è un lampo prendere confidenza coi comandi e con il blade mode: l'abilità fruit ninja che rallenta il tempo permettendo a robo raiden di tagliuzzare in verticale e orizzontale, scegliendo con lo stick destro del controller l'angolo di taglio e potendo aggiungere ulteriori bonus tagliando parti dei nemici (l'avanbraccio) o staccando la spina dorsale per recuperare l'energia  della barra della vita e della modalità blade. Tanto splatter quando si affrontano gli altri cyber-soldati, punte di epicità quando si eliminano i pezzi grossi come i gear bipedi, gli elicotteri e i gear pesanti: un event game con la pressione giusta dei tasti farà partire il filmato in cui Raiden distrugge il malcapitato con un coefficente stile da 9.5.


 oltre alla mappa sulla destra dello schermo tipica metal gear solid (escludendo il terzo), raiden può usare il visore alla maniera di batman in arkham city; utile per capire la posizione dei nemici e dei bonus più facilmente.  unico neo è che una volta in combattimento questo smette di funzionare...


 se si taglia l'avambraccio rosso in blade mode si guadagnano più punti per sbloccare altre mosse o nuovi costumi.

Non di solo katane vive il cyborg; oltre a menare fendenti con la spada, raiden può avvalersi di alcune armi secondarie utile in alcuni casi (granate elettromagnetiche per colpire i nemici e lasciare incolumi i civili in ostaggio, rpg per abbattere i nemici sulla distanza o i noiosi cyborg volanti) e le armi speciali, ovverole armi dei boss abbattuti, il che ci manda ad un altra cosa che mi è piaciuta: gli scontri con i boss. A sbarrare la strada di raiden ci sono dei ciborg mercenari della seperado che lavorano per il final boss di turno : Mistral, Moonson , Sundowner e Samuel Rodriguez, l'unico senza un nome legato ai venti. Sono tutti belli impegnativi da combattere, ognuno con le proprie tecniche e con armi diverse che quando le useremo noi saranno strumenti necessari per umentare le combo. Lo scontro finale poi, è un qualcosa che fa letteralmente sudare le sette camicie.





Mistral: il primo vero boss che affronteremo dopo essere stati presi per il coolo da Sam Rodriguez durante la prima missione.



Oltre al gameplay che riesce anche ad evocare l'elemento stealth in alcune occasioni (raiden dovrà nascondersi nel classico scatolone o barile per uccidere "silenziosamente" il nemico), la longevità del titolo è dovuta dallo sblocco di abilità ed extra tra costumi alternativi, armi speciali e power up per quest'ultimi che vi farà riprendere le vecchie missioni con la kickassaggine dei potenziamenti già acquisiti. Durante la storia i richiami a citazioni di film/ anime e a metal gear stesso sono così tanti che elencarli qui vi rovinerebbe la sorpresa.

raiden e un metal gear ray: che nostalgia!


 Ultimo ma non ultimo particolare che mi ha garbato è stato il dettaglio dei personaggi: veramente accattivante come nella migliore tradizione metal gear.

Le parti che zoppicano:
A mettere insieme i pezzi della storia c'è molto caos: si avverte la sensazione di avere belle idee ma gestite molto male: la tratta dei cervelli dei bambini per creare i cyborg di nuova generazione, il dilemma etico sulla leggitimazione dell'uso della violenza (il main pippone di metal gear), l'uso del settore bellico come volano dell'econima... sono tutti spunti che avrebbero fatto MGR R. un titolo di pari calibro di suspance dei suoi parenti Tactical, Espionage, Action, ma l'occasione è persa. La resa degli scenari e dei filmati in computer grafica sono deludenti un botto; se i modelli dei nemici, di raiden e dei personaggi di contorno sono ben riusciti, gli ambienti sono di uno scarso di detaglio che lascia con l'amaro in bocca: dopo i mesi di sviluppo un qualcosa di meglio si poteva tirar fuori visto la cura nei dettagli di Kojima... stessa cosa per i filmati, anni luce lontani dall'appeal cinematico che ci hanno abitutai a vedere... Queste le critiche per le parti non giocate, in gioco invece abbiamo un paio di pecche che danno un pò fastidio ma non troppo: la telecamera che fa un pò come catso gli pare e l'effetto "squilla il cellulare" nelle uccisioni silenziose; cos'è l'effetto squilla il cellulare? E' il momento in cui dopo aver fatto una camminata silenziosa alle spalle del nemico, si prova a uciderlo ma nel momento stesso che tu hai premuto il tasto, quello si gira (effetto squillo del cellulare, o scoreggia improvvisa...) e manda in fumo il buono proposito di fare le cose per bene. Ciò è un male? non molto, dato che raiden è un letale ninja cyborg le orde di nemici tutti quanti contro di lui è una bazzecola e si risolve in un divertente intermezzo slasher (con una coseguente impennata di punti battaglia pe sbloccare lo sbloccabile). 

Concludendo:
Se i vari metal gear solid erano paragonabili a dei film di grossa produzione, come dei kolossal fantapolitici stilosi con pesanti dialoghi (il quarto era un film con parti giocabili), metal gear rising revengeance è paragonabile a un b-movie tutto sangue, esplosioni e scene da action blockbuster. Ma ciò non è un male: è un onesto videogioco che preme sul divertimento, l'azione smisurata e la citazione. Il tutto con una musica che segue a passo l'evolversi dell'azione mettendo il buon pathos quando serve. E' affetto da alcuni difetti che non gli permettono di fargli guadagnare il ruolo di action kickasser del momento, anche perchè la scena è troppo zeppa di titoli belli: penso che un migliore lavoro di sinergia tra kojima prod. per intrecciare la storia e dare direttive sul level design e un lavoro più fine del gameplay di Platinum games per risolvere i  bug di telecamera lo avrebbero reso il capolavoro. Peccato perchè le ore di divertimento sono comunque garantite. Onestamente non lo consiglierei per l'heavy gamer ormai abitutato alle meccaniche dei giochi più in voga del momento, ma per chi volesse fare una partita hack and slash nei ritagli di tempo è sicuramente uno dei titoli da menzionare.